Acciaio e Mose di Venezia: i problemi di un'opera che ancora non funziona

A seguito dell'alluvione di Venezia del 4 novembre 1966 diventa chiara in Italia la necessità di proteggere la laguna, ed il suo patrimonio artistico e culturale, da simili catastrofi. Da lì l’idea di un Piano Generale di Interventi per la salvaguardia della Serenissima da quasi 19 miliardi di euro, che include anche il famoso Mose - MOdulo Sperimentale Elettromeccanico - un colossale progetto di geoingegneria finalizzato alla difesa della città da alta marea ed eventi estremi.

Il Mose di Venezia: ecco come funziona
Il piano prevede 78 paratoie divise in quattro schiere e poste alle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia. Tali barriere, costituite da strutture scatolari metalliche (di larghezza pari a 20 metri e di lunghezza e spessore variabili), sono adagiate sul fondale marino in appositi alloggiamenti in calcestruzzo. In caso di necessità, le paratoie, normalmente piene di acqua, vengono svuotate tramite l’immissione di aria compressa e si sollevano. Il collegamento tra il cassone in calcestruzzo e la paratoia vera e propria avviene mediante cerniere in acciaio, cuore tecnologico del sistema, che permettono il movimento rotatorio e assicurano la connessione tra paratoie e impianti.

Una storia travagliata
Un progetto grandioso sulla carta, ma che all’atto pratico presenta numerose lacune: a tal proposito, sono state condotte svariate inchieste basate sulla perizia del docente di metallurgia all’Università di Padova, ing. Gian Mario Paolucci. Da tale studio emergono dati preoccupanti: in primis si evidenzia una gravissima discrepanza tra la tipologia di acciaio utilizzata in fase di test (inox super duplex prodotto dalle Acciaierie Valbruna di Vicenza) e quella utilizzata poi nella reale applicazione, con composizione chimica completamente diversa dal super duplex e di provenienza incerta.

Inoltre, l’analisi dell’ing. Paolucci evidenzia come siano proprio le cerniere, fondamento dell’intero progetto, ad essere l’anello debole del tutto. A progetto, la vita stimata delle cerniere ammonterebbe a 100 anni, tuttavia sono state presentate numerose prove che evidenziano come sarebbero necessari interventi di manutenzione straordinaria al fine di prevenire malfunzionamenti causati da danni ormai avvenuti.

Inoltre, il tubo d'acciaio di vari millimetri di spessore che attraversa tutti i cassoni subacquei al boccaporto di Malamocco presenterebbe segni di corrosione già evidenti, impedendo il funzionamento dell'impianto pneumatico.

Oltre ai numerosi difetti progettuali, il Mose è stato tormentato anche da una serie di intoppi giudiziari emersi nel corso degli anni, presunti e accertati casi di corruzione e mazzette che ne hanno ulteriormente dilatato i tempi e fatto lievitare i costi.

Il Consorzio Venezia Nuova, responsabile dei lavori, ha annunciato che l’opera sarà ultimata entro il 31/12/2021.

NdR. aggiornamento:
nella notte tra lunedì 2 e martedì 3 dicembre 2019, al porto di Malamocco, si è conclusa con successo la prima prova generale per verificare il funzionamento delle paratoie. Il test si è svolto dalle ore 21:00 alle 00:00 con la collaborazione della Capitaneria di Porto, che ha interdetto la navigazione in quell'area della laguna al fine di assicurare la massima sicurezza dei lavoratori. Stando a quanto affermato dai tecnici del Consorzio Venezia Nuova le barriere hanno retto perfettamente il moto ondoso.

Dopo le incessanti acque alte di novembre, Il successo della prova generale riveste un’importanza particolare, un passo decisivo verso il completamento di questa grande opera. Qui sotto lo spot: