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Auto elettrica, ne vale davvero la pena? L’analisi dal punto di vista dei mollifici

Auto elettrica, ne vale davvero la pena? L’analisi dal punto di vista dei mollifici

Auto elettrica, ne vale davvero la pena? L’analisi dal punto di vista dei mollifici

Le scommesse su sostenibilità ambientale, e-mobility, digitalizzazione, situazione politica e geo-economica.

Grosse perplessità sono emerse nel corso dell'ultimo convegno dei mollifici italiani, organizzato dall'associazione ANCCEM (associazione italiana produttori di molle). Tema centrale del convegno, tenutosi in Franciacorta venerdì 22 novembre, la mobilità elettrica e le sue ricadute sul mondo delle molle.

Dopo un'introduzione del Presidente ANCCEM Francesco Silvestri e un saluto dal Presidente dell'associazione nazionale dei produttori di fasteners UPIVEB Sergio Pirovano, si è entrati nel vivo della discussione.

Molto interessante l'intervento del Dott. Marco Pontanari, che ha analizzato i driveline di un motore diesel (di un autobus), poi confrontato con il motore elettrico attuale.
Il motore diesel attualmente è composto da motore (circa 400 parti e più di 800 componenti) e cambio (circa 200 parti e 400 componenti), per un totale di 1800 particolari meccanici; nel motore elettrico applicato alle automobili il motore è composto da circa 15 parti e solo 60 componenti e il riduttore, che sostituisce di per sé il cambio, da 30 parti e 60 componenti, per un totale di 165 particolari meccanici.

Entrando nello specifico, gli elementi elastici presenti in un motore diesel tra valvole, iniettori, attuatori, frizione ecc. ammontano a 60/80 pezzi, mentre nel driveline elettrico sono zero o massimo due. Di principio, la mancata necessità di gestione flussi di gas/liquidi e di attuatori rende inutile l’utilizzo delle molle sia elicoidali che a leva. Sostanzialmente per il resto del veicolo in termini di componenti non cambia nulla: sospensioni, elementi di carrozzeria, attuazioni, arredi interni rimangono quindi invariati.

Numerosi sono i vantaggi di un driveline elettrico, soprattutto per quanto riguarda la durata del motore, la pochissima manutenzione richiesta e la silenziosità.
Di contro – viene ora da chiedersi – come si coniugherebbe un passaggio all'elettrico con il tema sostenibilità? Come viene prodotta la carica delle batterie? Attualmente solo il 30% da energia rinnovabile e il 70% ancora da fossile. E ancora, come verranno smaltite le batterie quando in futuro verranno dismesse dal parco macchine mondiale (si parla di circa un miliardo di veicoli)?

Sono domande che in pochi si pongono, ma che sono fondamentali affinché i governi non prendano decisioni affrettate. Forse non sarebbe meglio studiare un motore ibrido idrogeno+elettrico? La tecnologia avanza molto velocemente ed esistono studi su trasmissione wireless di energia elettrica che permetterebbero di non avere batterie a bordo di un automezzo. Staremo a vedere.

Davide Dell'Oro
Direttore Expometals.net

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martedì 26 novembre 2019
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