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Gli utilizzatori americani di acciaio e alluminio dicono no ai dazi – appello inascoltato

Gli utilizzatori americani di acciaio e alluminio dicono no ai dazi – appello inascoltato

Gli utilizzatori americani di acciaio e alluminio dicono no ai dazi – appello inascoltato

Hanno richiesto la rimozione dei dazi, ma il loro appello è rimasto inascoltato. Stiamo parlando della moltitudine di utilizzatori finali di prodotti metallici, rappresentati da associazioni tra cui l'Industrial Fasteners Institute, la Precision Metalforming Association e l'American Wire Producers Association, che si sono unite sotto il cappello della Coalition of American Metal Manufacturers and Users, per combattere le famigerate tariffe imposte da Trump su acciaio e alluminio.

Il 19 novembre la lettera redatta e firmata è stata spedita direttamente a Robert E. Lighthizer, rappresentante per il commercio degli Stati Uniti, in vista della sottoscrizione del USMCA, il nuovo accordo commerciale che andrà a sostituire l’ormai obsoleto NAFTA. La lettera rappresenta una richiesta a cuore aperto da parte di tutto il settore siderurgico, nel tentativo di sensibilizzare la classe politica americana relativamente all’impatto dei dazi sull’economia nazionale e più in generale sull’economia globale. “I dazi sono tasse” – asserisce la Coalizione– che influenzano considerevolmente le relazioni con i partner commerciali più importanti, principalmente Messico e Canada; il derivante aumento del costo delle materie prime ha già causato danni significativi ai produttori, ai consumatori e ai lavoratori americani. Le tariffe rappresentano inoltre una minaccia per la stabilità globale, dal momento che potrebbero scatenare ritorsioni da parte degli alleati e dei partner commerciali.

Le loro richieste sono però cadute nel vuoto: quando il 30 novembre gli Stati Uniti hanno proceduto alla sigla del nuovo accordo con il Messico e con il Canada, la sezione 232 relativa alla protezione tariffaria era assente, il che implica che i dazi sono al momento ancora in vigore.

L’accordo è stato firmato, ma è ancora in attesa di ratifica ufficiale da parte dei tre governi coinvolti, Stati Uniti, Canada e Messico.

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martedì 4 dicembre 2018
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