Un'analisi sul settore dei macchinari industriali in Italia ai tempi del coronavirus

Il 28% del valore aggiunto della manifattura, il 4,7% del valore aggiunto nazionale, un fatturato di oltre 230 miliardi di euro e oltre 860 mila addetti: questi, in sintesi, erano i numeri registrati dal settore dei macchinari industriali in Italia prima della pandemia. Cifre che rischiano seriamente di subire una netta flessione verso il basso prima della fine del 2020.
Per limitare i danni e porre le giuste basi per la ripresa, l’Italia dovrà affrontare l’autunno con un piano industriale valido e improntato alla ricostruzione e alla crescita.
A questo proposito, Cassa Depositi e Prestiti, EY e Luiss Business School hanno condotto una ricerca dettagliata sullo stato di salute del settore machinery con interessanti spunti di riflessione per il futuro. Vi riportiamo di seguito i punti salienti.

L’indotto dei macchinari industriali (come gran parte dell’economia) ha subito gravi ripercussioni a causa della recessione innescata dal nuovo coronavirus. Nel corso del 2020, si stima che il fatturato delle aziende del settore subirà un calo tra il 16,7% e il 23,1%. Inoltre, circa il 77,1% della forza lavoro della filiera ha vissuto in prima persona la sospensione delle attività produttive e il conseguente crollo delle ore lavorate ad aprile (50,2% in meno rispetto ad aprile 2019). Il tutto potrebbe tradursi in un aumento della disoccupazione compreso tra il 20,2% e il 26,6% — un dato che, sfortunatamente, si commenta da solo.

Ma come si può, quindi, dare una spinta all’intero settore?
L’analisi in oggetto propone sia interventi di ampio respiro, per dare un aiuto concreto a tutti quei settori satellite fondamentali a livello di fatturato per l’intero macrosettore, sia interventi specifici per il comparto. Si identificano diversi punti cardine sui quali articolare il rilancio, come il sostegno patrimoniale e concreto alle aziende, la trasformazione digitale e l’Industria 4.0. Fondamentale anche il ruolo delle partnership, sia quelle verticali – e quindi una stretta collaborazione con i fornitori nell’intera catena del valore – sia quelle orizzontali, ovvero rapporti innovativi con storici rivali, per aumentare efficienza e sinergie, o nuove start-up, notoriamente più flessibili in fase di sperimentazione.

Per maggiori informazioni consultare il link allo studio completo sul sito ufficiale di EY >>>