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Vergella e derivati: la situazione attuale e le prospettive future

Vergella e derivati: la situazione attuale e le prospettive future

Vergella e derivati: la situazione attuale e le prospettive future

Si è svolto giovedì 1° dicembre, presso la Camera di Commercio di Lecco, il convegno “Vergella e filo: mercato e prospettive” incentrato sull’andamento dei prezzi e del mercato di vergella e prodotti derivati.

Un tema caldo: al centro delle preoccupazioni dei trafilieri, lecchesi e non solo, ci sono i recenti annunci rialzisti delle acciaierie.

Ne ha parlato dettagliatamente Achille Fornasini (Partner e Chief Analyst di Siderweb): dopo cinque anni di continui ribassi dei prezzi, quest'anno le materie prime sono tornate ad aumentare, ed in 10 mesi il coke metallurgico ha quadruplicato le sue quotazioni (+286%), mentre il minerale di ferro segna un +95%. La crescita dei prezzi sembrerebbe temporaneamente alimentata da una corrente speculativa in grado di condizionare anche le quotazioni del rottame, che è alla base della filiera elettrosiderurgica: dal mese di ottobre le quotazioni dello scrap europeo sono aumentate mediamente del 35%. L'effetto sui prodotti lunghi è stato immediato: la vergella da trafila ha recuperato più di 19 punti percentuali rispetto ai minimi di ottobre ed è in continua ascesa così come il tondo per cemento armato (+12,8%), i laminati mercantili (+9%) e le travi (+7,5%).

Ma nel convegno, organizzato con Siderweb da Camera di Commercio, Lariodesk, Distretto Metalmeccanico Lecchese e Mds, si è parlato anche delle dimensioni del settore del filo.

Il comparto delle trafilerie in Italia è molto frammentato. Risulta costituito da circa 180 imprese, di cui il 40% sono micro imprese e un altro 40% piccole imprese. Dall’analisi effettuata dal prof. Gianfranco Tosini, docente presso l'Università Cattolica di Brescia, e riconosciuto esperto nel settore siderurgico, arrivano i primi segnali del verificarsi di nuovi fenomeni: una parte di queste piccole realtà sta cercando di aggregarsi in gruppi mentre alcuni produttori di vergella provano ad entrare nel settore, verticalizzando la propria produzione.
Nel 2015, il giro d’affari per le trafilerie è stato di 2,3 miliardi di euro con un valore aggiunto sul fatturato intorno al 20%. Vanno meglio viterie e mollifici: le prime, trainate dal settore automotive, si stanno internazionalizzando sempre di più e chiudono il 2015 con un valore aggiunto del 31%; i produttori di molle, realtà specializzate e di nicchia, con il 42%.
Per quanto riguarda importazioni ed esportazioni di prodotti trafilati i dati più importanti e forse anche preoccupanti sono due: per la prima volta il primo paese importatore è la Cina (15%) e i prezzi di import sono più alti di quelli di export. Nei mollifici questi valori si equivalgono, mentre nel comparto di viterie e bullonerie, che puntano al massimo sulla qualità dei propri prodotti, i prezzi di esportazione sono i maggiori.

Prendendo in esame i risultati di bilancio della filiera nel 2015 su 1.100 aziende, le impressioni sono che le acciaierie risultano essere in difficoltà con alcuni problemi di redditività e solidità. I migliori comparti della filiera anche quest’anno si confermano mollifici e viterie. Il lieve incremento del PIL e la ripresa dei prezzi dell’acciaio potrebbero portare ad un miglioramento della situazione di tutta la filiera.

Nella seconda parte del convegno si sono confrontati in una tavola rotonda gli operatori del settore, in un interessante dialogo che ha collegato le acciaierie al comparto dell’automotive, passando per le trafilerie, i mollifici, le viterie e le bullonerie. In rappresentanza dei rispettivi settori cinque relatori: Augusto Lombardi (Responsabile Commerciale Caleotto SpA), Andrea Beri (Coordinatore Comitato Distretto Metalmeccanico Lecchese e managing director Ita), Angelo Cortesi (presidente ANCCEM), Fabio Faustini (Direttore Operations Streparava Group), Sergio Pirovano (Presidente UPIVEB). La discussione ha sostanzialmente confermato quanto emerso in precedenza, con piccole eccezioni.

La Cina con le sue 160 milioni di tonnellate di acciaio prodotte ogni anno risulta essere il principale antagonista (l’Europa ne produce fra le 15 e le 20), ma anche Russia e Ucraina stanno irrompendo sulla scena. Questo unito ai dubbi relativi a cosa succederà nel prossimo futuro al settore automotive con l’introduzione dell’auto elettrica, lasciano gli operatori del settore con buoni presentimenti per il 2017 ma anche con tanta incertezza.


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giovedì 1 dicembre 2016
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