Tra prezzi instabili e concorrenza globale: a tu per tu con Pietro Spina (Steelgroup)

Con l’avvicinarsi di Made in Steel 2025, in programma dal 6 all’8 maggio a fieramilano Rho, il settore guarda con attenzione a un evento che arriva in un momento d’incertezza per il mercato del filo trafilato. Tra pressioni internazionali, tensioni geopolitiche e instabilità dei prezzi delle materie prime, le imprese europee si trovano a navigare in acque agitate. Abbiamo fatto il punto con Pietro Spina, Sales Manager di ITA Spa (Steelgroup), su come si sta evolvendo la situazione e quali prospettive si intravedono per i prossimi mesi.
Qual è la situazione attuale del mercato?
C’è una grande confusione, sia a livello europeo che globale. Soprattutto parlo dei costi di produzione, con differenze significative tra la vergella ottenuta da minerale e quella prodotta da rottame.
Quali differenze?
Per chi produce a partire da rottame, l’inizio dell’anno ha visto un’incidenza dei costi produttivi particolarmente elevata, soprattutto per via dei rincari energetici. All'inizio del 2025 abbiamo assistito a picchi del costo dell'energia fino a 190 euro/MWh, per poi scendere agli attuali 87. Oggi i segnali di mercato indicano una certa decompressione: anche il rottame turco è in discesa e si prevedono ulteriori cali.
E per quanto riguarda la vergella da minerale?
I costi della materia prima iron ore sono relativamente stabili o in lieve diminuzione. Anche il coke, componente essenziale nella produzione da minerale, ha registrato una flessione significativa. Tuttavia, le acciaierie che operano con altoforno stanno affrontando investimenti importanti per il passaggio al forno elettrico e all’uso di preridotto, il che non favorisce certo una riduzione dei prezzi.
Ci sono stati aumenti di prezzo per la vergella ad alto carbonio nel secondo trimestre?
Sì, abbiamo osservato aumenti di prezzo dai 50 euro per tonnellata in sù. Questo ha ampliato il divario rispetto ai concorrenti esteri, rendendo le offerte turche e cinesi più allettanti per i nostri potenziali clienti, anche a fronte di un eventuale vantaggio qualitativo del prodotto europeo.
Come state affrontando questa concorrenza?
Stiamo agendo a livello europeo attraverso il Comité Européen de la Tréfilerie (CET). In una recente riunione a Londra, abbiamo discusso l'avvio di azioni antidumping contro Cina e Turchia. Secondo i nostri legali, ci sono le basi per procedere.
E di Trump cosa ci dici?
L’incognita Trump pesa parecchio. Anche se i dazi sono stati per ora sospesi o rinviati, restano sul tavolo e alimentano il timore di una guerra commerciale. Per noi che esportiamo l’8-10% del fatturato fuori dall’UE, questi scenari sono fonte di incertezza. Il rischio concreto è quello di deviazioni di flussi commerciali dalla Cina verso l’Europa. In un contesto del genere, a rimetterci è soprattutto la marginalità delle aziende produttrici europee, già abbastanza sotto pressione.
Quali sono le vostre aspettative per la fiera Made in Steel?
Ci aspettiamo molto da questo appuntamento. In momenti di forte incertezza, occasioni di confronto diretto sono preziose per raccogliere informazioni e ottenere una visione più ampia.
E della presenza dei produttori turchi che dici?
Certamente loro sono il problema più vicino, diciamo. Il tema è noto: l’Europa è sottoposta a un embargo sull’acciaio di origine russa, ma la Turchia continua a importare billette dalla Russia, le lamina, le trasforma localmente e le esporta come prodotto “Made in Türkiye”. Questo crea una forte distorsione competitiva.
Ma i clienti chiedono trasparenza sull’origine dell’acciaio che utilizzate?
Sempre di più vogliono sapere dove viene colato l’acciaio con cui realizziamo i nostri prodotti: fili, trefoli, trafilati vari. Oggi circa il 40-50% dei clienti ci pone esplicitamente questa domanda. È un segnale chiaro di una maggiore consapevolezza lungo tutta la filiera.
In generale, come sta andando la domanda?
A livello di mercato, la domanda non è brillante: stimiamo un calo del 20-30% su base annua. Alcuni comparti, come l’elettrico e le telecomunicazioni, tengono bene, ma si registrano difficoltà nei pagamenti, in particolare legate ai grandi progetti pubblici.
In che direzione si stanno muovendo ITA e Steelgroup?
Proseguiamo con il nostro programma di investimenti, nella convinzione che la qualità sia il risultato di un processo che coinvolge ogni fase della produzione. Stiamo pianificando la sostituzione di alcune linee per renderle più sostenibili e migliorare le performance sia quantitative che qualitative. Tutta la filiera industriale è ormai coinvolta nell’obiettivo comune di ridurre le emissioni di CO₂ e diventare più green, e anche noi vogliamo fare la nostra parte. In Italia e in Europa siamo riconosciuti per i nostri elevati standard di qualità, e vogliamo continuare a presidiare questa posizione.
