"Acciaio: il primo problema è l’energia" di Massimo Minella

Federacciai è l’associazione che riunisce il mondo della siderurgia italiana. Associata a Confindustria e fra le prime a sostenere Giorgio Squinzi nella corsa alla presidenza, Federacciai può contare oggi su 150 aziende associate che rappresentano il 95 per cento della produzione italiana di acciaio. Nel 2011 la produzione ha superato i trenta milioni di tonnellate di prodotto, con una crescita superiore di oltre il 10 per cento rispetto all’anno precedente. Il mercato italiano sta lentamente riprendendosi dopo la "picchiata" del 2009, l’anno nero per la produzione tricolore.
Martedì 27 marzo su ventiquattro voti, quelli a favore sono stati ventitré. L’unica scheda bianca è stata la sua, quella di Antonio Gozzi, chiamato dal direttivo alla presidenza di Federacciai per il prossimo biennio. Toccherà quindi all’amministratore delegato della Duferco, colosso europeo da 7,7 miliardi di dollari di fatturato, raccogliere l’eredità della lunga presidenza di Giuseppe Pasini e guidare i siderurgici italiani nel momento più difficile. Per l’ufficializzazione bisognerà attendere il voto dell’assemblea, già convocata per l’inizio di giugno. Ma sono da escludere sorprese, visto il gradimento unanime del direttivo e, ancor più, il pressing dei tre saggi su Gozzi, durato almeno un paio di mesi. Il lavoro di consultazione degli associati da parte di Fabio Riva, Steno Marcegaglia e Antonio Beltrame si era infatti concluso abbastanza rapidamente con un’indicazione maggioritaria sulla persona di Gozzi, già vicepresidente di Pasini. «Poi per due mesi hanno cercato di convincermi racconta Gozzi Io resistevo, l’impegno era importante e gravoso, ma alla fine ho accettato». Così, dopo gli otto di Pasini (ai primi quattro se ne sono aggiunti altri quattro "in deroga") toccherà ora a Gozzi prendere in mano il timone dell’associazione. Per la sua prima assemblea ci sarà anche Giorgio Squinzi, che Federacciai ha sostenuto fin dall’inizio nella sua corsa alla presidenza di Confindustria. E per Squinzi, che verrà nominato a fine maggio, quella con i siderurgici sarà la prima uscita ufficiale. «Mi spiace solo di iniziare il mio mandato in coincidenza con un momento a dir poco difficile per il mercato italiano spiega Gozzi D’altra parte, gli associati in direttivo se la sono cavata con una battuta: per dialogare con un professore ci vuole un professore». Il riferimento è all’esigenza di un dialogo più forte e costruttivo con il governo, rappresentato dal premier Monti, affidato a un altro professore, appunto Gozzi, docente alla facoltà di Economia di Genova, materia "Bulk shipping". Sarà un confronto, racconta Gozzi, che non si circoscriverà ai temi più squisitamente economici, ma si allargherà al ruolo che i produttori e i commercianti di acciaio possono rivestire per la ripresa economica. «Siamo francamente un po’ stanchi di essere visti sempre e solo in negativo, non siamo il problema, pensiamo invece di poter essere una parte della soluzione ai problemi di questo Paese spiega Gozzi Possiamo mettere in campo la nostra straordinaria flessibilità e la capacità di adattamento. Quella italiana resta la miglior siderurgia d’Europa, con prodotti di altissima qualità». Certo, il contesto in cui i siderurgici si stanno muovendo fa paura. I costi delle materie prime sono esplosi, così come l’energia, mentre la domanda europea è crollata. Insomma, prezzi bassi e costi alti. «Viviamo una situazione critica, in Italia e in Europa, la mia sarà una sfida per la sopravvivenza riflette Gozzi Ma abbiamo già individuato le contromosse, quelle cioè di concentrarci sempre di più nelle nicchie di mercato. Abbiamo però bisogno di politiche industriali, in Italia e in Europa, che ci sostengano nei nostri investimenti». Per il neopresidente di Federacciai l’Italia sta pagando un handicap gravissimo dovuto all’incertezza sulle scelte di politica energetica: l’uscita dal nucleare e il costo alto delle rinnovabili creano difficoltà a questo comparto "energivoro". «In più ci confrontiamo con situazioni veramente paradossali aggiunge Gozzi L’India, ad esempio, protegge con dazi altissimi il minerale di ferro e la Russia può continuare nella sua politica di protezione, mantenendo dazi sull’export del rottame di ferro. Noi ci muoviamo come se tutto fosse libero e poi scontiamo situazioni come queste». Più attenzione, insomma e, se possibile, meno dipendenza europea e italiana dai paesi stranieri, attraverso la commercializzazione dei loro prodotti. «Questa sarà la cifra della mia presidenza a cui mi dedicherò con tutto l’impegno possibile». Per farlo, Gozzi ha già dovuto rimettere un po’ in ordine le cose dentro all’azienda, facendo crescere alcuni suoi collaboratori di fiducia. «Abbiamo messo a punto un processo di delega delle responsabilità che ha visto crescere alcune figure, come quella di Massimo Croci, e di altri dirigenti e direttori provenienti dalla grande scuola della siderurgia pubblica, quell’Ilva, una straordinaria scuola di professionalità per ingegneria, prodotti, qualità, che ha forgiato fior di manager», spiega. Un incarico come quello di presidente di Federacciai, d’altra parte, imponeva alcune decisioni per continuare a presidiare un business che in Duferco, nonostante il momento, continua a dare soddisfazioni. Lo scorso anno, il bilancio si è chiuso con un utile lordo di 170 milioni di dollari e un profitto dopo le tasse di 78. E anche le due gambe che fanno correre il gruppo non hanno smesso di correre: 13 milioni di tonnellate acciaio prodotte e 4,5 commercializzate. A capo del colosso c’è sempre Bruno Bolfo e la sua famiglia. Holding in Lussemburgo e tre "corporate" in azione, due sulla produzione (Belgio e Italia) e una per il trading (Svizzera). «Anche Bolfo è un ligure, di Lavagna, mentre io sono di Chiavari», chiude Gozzi, legatissimo alla sua terra. Non a caso, nei fine settimana, dedica gli unici momenti veramente liberi dagli impegni professionali, associativi e universitari alla sua grande passione, il calcio. «Sabato e domenica sono sacri, dedicati all’Entella» squadra di Chiavari che milita nella Seconda Divisione, di cui è proprietario.
