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Controlli radiometrici/Alberti, un anno dopo i costi sono lievitati.

Controlli radiometrici/Alberti, un anno dopo i costi sono lievitati.

Dow Jones AcciaioReport.
Controlli radiometrici/Alberti (Seaway), un anno dopo i costi sono lievitati e disagi nei porti continuano.

MILANO (Dow Jones)--Aumento dei costi per gli importatori di acciaio, rallentamento delle procedure di sbarco e confusione sulle modalità e sull’oggetto dei controlli nelle diverse aree doganali. A poco più di un anno dall’entrata in vigore del decreto legislativo 23/2009, che ha esteso l’obbligo dei controlli radiometrici dal solo rottame a tutti semilavorati metallici in ingresso nei porti italiani, questo è il bilancio della situazione secondo Gianni Alberti, amministratore delegato della società di logistica di siderurgici Seaway.

La conseguenza più evidente dall’entrata in vigore della normativa sembra essere la spesa per i controlli che devono sostenere gli acquirenti di acciaio e prodotti metallici dall’estero. “Considerando un costo di circa 2 EUR/t (media calcolata sugli arrivi in break-bulk con costo di 0,60-1 EUR/t e in container a 8-10 EUR/t) per circa 10 milioni di tonnellate arrivate dall’entrata in vigore del decreto il 7 Aprile 2010, l’onere totale per i buyer si colloca su 18-20 milioni di euro”, dice Alberti ad AcciaioReport. I costi, spiega, dipendono dal fatto che, per essere sottoposti a controllo, i materiali devono essere necessariamente sbarcati in aree adibite nei terminal. Occorre poi un perito specializzato che faccia le verifiche. Ma se per le rinfuse il check è più veloce e quindi più economico, per i materiali in container i tempi si allungano. Infatti essi devono essere collocati in spazi isolati e controllati uno ad uno. “Un buyer di La Spezia che aveva importato 324 container di rame ha dovuto sostenere spese per 100 euro a container. Costo totale: 32.400 euro”, dice Alberti.

Per migliorare questo aspetto, potrebbe essere utile, secondo l’operatore, una riduzione delle voci doganali da controllare. “Tanto più che chi spedisce i materiali, spesso grandi acciaierie asiatiche come Posco o Baosteel, già hanno effettuato controlli radioattivi – dice Alberti – Inoltre, dal 7 Aprile 2010 ad oggi, ritengo siano stati controllati oltre 2 milioni di pezzi ma non è stato individuato alcun caso di materiale radiocontaminato. I ritrovamenti di materiale contaminato avvenuti nel periodo si riferiscono esclusivamente a carichi di rottame, che comunque già veniva controllato ai porti dal 1993”.

C’è però da dire, aggiunge Alberti, che gli organi competenti stanno realizzando disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo. Tali correzioni dovrebbero riportare l’elenco dei prodotti o voci doganali da controllare. “Questo elenco di materiali, una volta diffuso, permetterà di effettuare controlli più mirati e omogenei in tutti i porti”, dice e aggiunge: “Tuttavia, vista la mancanza di linee guida attuative generali, ogni dogana decide ad oggi in maniera indipendente, creando confusioni e disomogeneità”.

La normativa inoltre è una peculiarità italiana. “In altri paesi dell’Unione europea i controlli vengono effettuati non in quanto previsti da una direttiva comunitaria ma solo a campione qualora richiesto dagli organi di controllo, così come è possibile fare per altre merci”, spiega Alberti.

Secondo l’operatore, negli ultimi mesi e a seguito dell’entrata in vigore del decreto, l’Italia ha assistito “a perdite di traffico. I grandi importatori che di solito si fanno arrivare i prodotti in più scali dell’Adriatico, ad esempio Ravenna e Capo d’Istria, da quando ci sono i controlli tendono a spostare i traffici, sui porti non italiani. Tutto questo mina la nostra competitività come operatori logistici, ma sottrae anche entrate all’economia italiana”.

Valentina Caiazzo
Staff Reporters

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martedì 14 giugno 2011