Fiera onlineNotizie
Giovani, lavoro e futuro della manifattura: conversazione con A. Cortesi (Co.El./ANCCEM/Confapi)

Giovani, lavoro e futuro della manifattura: conversazione con A. Cortesi (Co.El./ANCCEM/Confapi)

Giovani, lavoro e futuro della manifattura: conversazione con A. Cortesi (Co.El./ANCCEM/Confapi)

“Più di Trump, mi preoccupano i giovani”

 

In un momento storico segnato da incertezze geopolitiche, rincari e una burocrazia sempre più pervasiva, parlare con chi guida un’impresa è anche un modo per misurare la temperatura di un intero settore. Ne ho discusso con Angelo Cortesi, titolare del mollificio Co.El., nonché Presidente del Comitato Tecnico di ANCCEM, l'associazione dei mollifici italiani, e membro del Consiglio Direttivo di Confapi. Cortesi ci ha offerto una riflessione a tutto campo su lavoro, cultura d’impresa e giovani.

 

Partiamo dal contesto. Come sta vivendo questo momento?

 

Viviamo una fase di grande incertezza. I dazi, i mercati finanziari che ondeggiano, le guerre: tutto contribuisce a creare instabilità. Ma se devo essere sincero, più ancora di questi fattori, a preoccuparmi è ciò che vedo a livello culturale, soprattutto tra i giovani.


In che senso?


Vedo che c’è un crescente calo della voglia di fare impresa: aziende che chiudono per mancanza di futuro, che chiudono per difficoltà nei mercati, ma sto osservando in questi ultimi tempi anche la rinuncia di miei colleghi imprenditori a continuare il loro mestiere. Si vende sempre di più: chi ai fondi, chi ad un'azienda più grande, chi al primo che capita…

A cosa attribuisce questo cambiamento? 


A mio avviso ci sono due cause principali. Da un lato, c’è una perdita generale di interesse nel fare impresa. Non è solo questione di crisi: ci sono sempre più oneri, imposizioni, norme che spesso sono complesse da applicare in azienda – rifiuti, sicurezza, antincendio, ambiente… A volte ci si trova davanti a richieste quasi inattuabili. Mettiamoci anche le difficoltà nella firma del contratto collettivo, con una parte sindacale che sembra non cogliere appieno le difficoltà che le imprese stanno affrontando. E questo naturalmente scoraggia non solo chi ha già un’attività, ma anche chi pensa di avviare un’attività nuova. 
Aggiungerei anche che il manifatturiero remunera sempre meno l’impegno sempre più grande che l’imprenditore è chiamato a sostenere.

 

E l’altra causa?


Vedo un distacco crescente tra i giovani e il mondo del lavoro. Non solo la difficoltà nel trovare personale qualificato – che è una realtà quotidiana – ma proprio una distanza valoriale. Il concetto stesso di lavoro sembra aver perso significato.
L’educazione. Siamo circondati da ragazzi che fanno fatica ad accettare un "no", che non sono abituati al sacrificio. Li vedo spesso “con la pancia piena”, senza motivazioni né stimoli. Questo è un problema che parte dalla scuola e soprattutto dalle famiglie.

 

Ha occasione di confrontarsi spesso con i giovani?


Sì, vado spesso nelle scuole. Ma a volte mi trovo davanti a situazioni disarmanti. In un istituto tecnico, recentemente, ho dovuto spiegare il significato della parola “lungimiranza”. Non la conoscevano. E questo mi ha fatto riflettere: la cultura in cui viviamo – plasmata da globalizzazione, delocalizzazione e liberismo sfrenato – è il frutto di scelte fatte senza pensare davvero al domani. Come possiamo parlare di futuro, se manca anche il vocabolario per immaginarlo?

 

C’è anche un tema legato al territorio?

 

Sì, assolutamente. C’è uno scollamento sempre più forte. L’“amor loci”, l’attaccamento al proprio territorio, si è affievolito. Un tempo erano i luoghi stessi – pensiamo ai distretti produttivi, alle reti d’impresa – a formare le persone. Oggi questo legame, forse anche come effetto della globalizzazione, si è in gran parte dissolto.

 

È un quadro critico. Ma se dovesse indicare una priorità da affrontare?


A parte che si dovrebbe iniziare a semplificare davvero la vita a chi fa impresa, serve un cambio di mentalità. Dobbiamo tornare a dare valore alla cultura del lavoro, del saper fare, alla responsabilità intesa come prendersi cura di tutti i portatori di interesse: collaboratori, territori, comunità di appartenenza. E bisogna farlo ora. Le scelte che abbiamo fatto negli ultimi decenni, in molti casi, ci si stanno ritorcendo contro.

undefined
giovedì 8 maggio 2025