La meccanica italiana accusa il colpo del Covid-19
L’avanzata della pandemia di Covid-19 ha determinato situazioni di profonda crisi e contraccolpi sempre più forti sull’economia a livello globale, mettendo a rischio attività e produzioni industriali in tutti i settori.
Per l’industria meccanica nazionale, i dati evidenziano un quadro deludente e preoccupante. Le esportazioni hanno un subito nel primo semestre 2020 un calo significativo del 19,7%, che equivale a una perdita di 3 miliardi di euro su un totale di 12,34 miliardi, rispetto ai 15,37 dei primi sei mesi del 2019.
Gli Stati Uniti e la Germania si confermano i primi due paesi di destinazione export della meccanica italiana, pure al netto di una riduzione rispettivamente del -21,9% e del -17,8% anno su anno. Seguono poi Francia (-17,5%), Regno Unito (-23%) e Spagna (-25,5%). Altrettanto forte la battuta d’arresto registrata dall’export in Canada (-34,4%), che nel 2019 grazie agli accordi con l’UE era cresciuto di oltre il 50%, e ora torna invece ai livelli del 2018.
E la Cina? I rapporti tra i nostri due Paesi appaiono relativamente stabili (-5%, 492 milioni di euro), anche grazie agli accordi commerciali firmati a inizio 2019 per la nuova “Via della Seta”.
Il calo delle esportazioni è un dato che suscita forte preoccupazione: storicamente, ogni volta che la morsa della crisi si è fatta più stretta rendendo il terreno instabile, sono sempre state le quote di export a fornire una solida base di appoggio per la meccanica italiana. A fronte di una situazione difficilmente sostenibile per tutte le aziende italiane del settore, ma in particolar modo per i medi imprenditori, arriva l’appello accorato al Governo da parte di Marco Nocivelli, presidente di Anima Confindustria Meccanica:
“L’industria non deve essere lasciata sola. [...] Bisogna rilanciare in tutto il mondo l’immagine del Made in Italy. Una misura di sostegno all’export per le medie aziende fino a 500 milioni di euro, i grandi campioni nazionali dell’export, può essere in breve tempo il traino efficace per portare la filiera di Pmi italiane in altri mercati.”
Non c’è solo l’export a preoccupare ANIMA, l’organizzazione industriale che raggruppa le imprese dell’industria meccanica italiana. A pesare sul quadro generale anche gli effetti sul suolo nazionale del DPCM del 24 ottobre, che impattano su diversi settori. Uno fra tutti, quello della cosiddetta filiera Ho.Re.Ca (Hotel – Restaurant – Catering) che, fa notare Anima in un recente comunicato, è composta non solo dagli esercizi che ricevono gli avventori come bar e ristoranti, ma anche “dall’articolata e diffusa rete di produttori che forniscono le tecnologie e le attrezzature che rendono l’Italia un’eccellenza mondiale nell’accoglienza”. L’auspicio, continua Anima, “è che le istituzioni aprano un canale di dialogo con le associazioni rappresentative della filiera per individuare insieme le migliori misure per tutelare la sostenibilità delle imprese e migliaia di posti di lavoro.”