Osservatorio materie prime
Osservatorio materie prime.
T-Commodity Weekly Digest
Edizione n. 11 – 30 maggio 2011 La scorsa settimana, partecipando al convegno a Bruxelles organizzato dall’Eurofer, abbiamo avuto modo di parlare con alcuni funzionari di Eurolandia impegnati nelle negoziazioni per cercare di arrivare a una soluzione del debito greco. Il problema dell’impasse che da oltre 1 anno sta paralizzando il mercato del debito europeo è che la maggior parte dei titoli di stato emessi dal governo greco sono nella pancia delle banche tedesche e francesi, le quali hanno tutto l’interesse a evitare un default e dunque una pesante minusvalenza nei bilanci dei propri istituti di credito. Pertanto l’obiettivo di tedeschi e francesi è quello di vincolare il governo greco a misure di politica economica “lacrime e sangue” al fine di rimettere in carreggiata l’economia del paese che fu la patria di Socrate. Il problema è che i greci, abituati da anni a vivere ben al di sopra delle proprie possibilità di intraprendere sforzi non ne vogliono sapere e dunque premono per una soluzione “argentina”: dichiarazione di default, uscita dall’euro, ripristino della dracma, svalutazione valutaria e ristrutturazione del debito. A nostro avviso questo braccio di ferro durerà ancora parecchi mesi ma rischia di risolversi in modo drammatico. Già, perché, a nostro avviso, la vera bolla speculativa che in questi ultimi anni si è andata creando sui mercati finanziari non è quella delle materie prime, come alcuni nostri clienti sono soliti ripetere ma sul debito europeo. A corroborare la nostra tesi giungono gli ultimi dati forniti dalla Bank of International Settlements sull’attività di prestiti elargiti dagli istituti di credito internazionali, in particolare europei, in favore dei europei caratterizzati da un elevato livello di indebitamento. Vediamoli nel dettaglio:
- Nel primo trimestre 2008 le banche internazionali detenevano la cifra record di 30,4 mila miliardi di dollari in prestiti nei confronti di tutti i paesi del mondo, pari a un aumento del 120,3% dall’inizio del 2005. Nello stesso lasso di tempo, i prestiti ai paesi europei (la maggior parte dei quali provenienti dalle banche europee) hanno assistito a un aumento di 8,4 mila miliardi di dollari a 15,7 mila miliardi di dollari. Dai primi mesi del 2008 alla fine del 2010 tutti i prestiti elargiti ai paesi del mondo e a quelli europei hanno assistito a una flessione rispettivamente di 5,3 e 4,1 mila miliardi di dollari. La causa, sospettiamo, potrebbe essere legata a alle svalutazioni iscritte a bilancio.
- L’elargizione di prestiti da parte delle banche internazionali è stata particolarmente intensa nei cosiddetti paesi PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna). I prestiti in favore dei suddetti 5 paesi dal primo trimestre 2005 al primo trimestre 2008 sono balzati di 2,2 mila miliardi di dollari da 1,7 mila miliardi alla cifra record di 3,9 mila miliardi. La cifra complessiva si è poi consolidata a 2,4 mila miliardi alla fine dello scorso anno.
- E qui viene il bello (si fa per dire, naturalmente): la bolla del credito europeo potrebbe essere della stessa se non addirittura maggiore entità di quella dei mutui Usa! All’inizio del 2005 entrambe le bolle ammontavano a circa 8 mila miliardi di dollari. Nel primo trimestre 2008 toccarono entrambe l’apice: quella europea a 15,7 mila miliardi di dollari, mentre quella Usa a 10,6 mila miliardi di dollari. Da allora i prestiti detenuti dalle banche internazionali nei confronti dei paesi europei hanno assistito a una flessione a 11,5 mila miliardi di dollari, mentre quella sui mutui Usa si è ridotta a 10,1 mila miliardi di dollari.
Davanti a cifre di tale entità perché dunque la bolla sul debito europeo non è ancora scoppiata? Perché lo scorso anno l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale hanno messo mano al portafogli mettendo sul piatto 110 miliardi di dollari per il piano di salvataggio in favore della Grecia. Piani di salvataggio simili (in gergo tecnico “bail out”) sono stati elaborati nei mesi scorsi per Irlanda e Portogallo. Tuttavia la crisi del debito sovrano europeo non accenna ad attenuarsi. Come ha scritto giustamente l’Economist la scorsa settimana, i ministri delle Finanze dei paesi europei continuano a comportarsi come se il tempo fosse dalla loro parte”. Noi crediamo che non lo sia più. Davanti a una crescente rischio di una Lehman Brothers degli stati europei, infatti, i governi dei paesi europei continuano ad adottare un atteggiamento attendista che rischia però di sortire effetti molto pesanti sui mercati finanziari e sull’euro in particolare.
Con queste premesse, pur essendo convinti che l’Unione Europea riuscirà alla fine a gestire la situazione, prevediamo che nel 2012 l’euro potrà assistere a pesanti sell-off speculativi in grado di portare il cross EUR/USD anche al livello di 1,10,-1,15. Raccomandiamo dunque ai nostri clienti di adottare le necessarie coperture valutarie nel corso del quarto trimestre di quest’anno quando per effetto del miglioramento della congiuntura economica il cambio EUR/USD potrà riavvicinarsi in area 1,45-1,50.
Gianclaudio Torlizzi
Partner
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