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Siderurgia, cinque sfide per rafforzare tutto il settore.

Siderurgia, cinque sfide per rafforzare tutto il settore.

Siderurgia, cinque sfide per rafforzare tutto il settore.
A Milano le assise di Federacciai, dopo la ripartenza improrogabile una nuova politica riformista.
Infrastrutture, energia, ambiente materie prime e politiche Ue Pasini: «La manifattura ha salvato il Paese, ma ora si cambi marcia».

Infrastrutture, energia, ambiente, materie prime e politiche comunitarie. Il futuro della siderurgia italiana si giocherà su questo campo. Non sarà un terreno facile. Non lo è mai stato. Sono questi i nodi che ieri Federacciai ha voluto ribadire durante l'assemblea annuale che si è tenuta a Milano. Diretto il discorso di Giuseppe Pasini (guida il Gruppo Feralpi di Lonato) al suo ultimo discorso da presidente dell'associazione italiana degli acciaieri.

Un breve saluto del Governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, e poi via libera alla fotografia di una siderurgia nazionale «cui spetta un ruolo da protagonista nello sviluppo economico e sociale che l'Italia ha avuto fin dalla sua nascita» ha esordito Pasini. «Mai come in quest'ultimo triennio di crisi - ha detto - ci siamo resi conto di quanto la manifattura sia basilare per il benessere del nostro Paese che si è salvato dallo tsunami finanziario proprio perché affonda le radici nella solida realtà dell'industria». L'acciaio italiano vale quasi 40 miliardi di euro in termini di fatturato e occupa circa 60.000 addetti. Nonostante sia il 2010 sia i primi cinque mesi dell 2011 mettano in mostra segnali positivi per la siderurgia italiana, «il nostro Paese - ha ricordato il Presidente - paga a caro prezzo l'incapacità di agganciare i segnali internazionali della ripresa e di mettere in campo delle soluzioni efficaci e rapide ai problemi strutturali che ci attanagliano».

Le note stonate sono le stesse da troppo tempo: infrastrutture al palo, mancanza di politiche energetiche lungimiranti, ambiguità di fondo delle politiche ambientali, con le inevitabili ricadute anche su adeguate politiche commerciali e concorrenziali, e costo spropositato delle materie prime come minerale ferroso e rottame. Sul tema dell'abbandono del nucleare, che secondo Federacciai avrebbe dato man forte alla competitività del più grande comparto energivoro, il futuro appare un po' più cupo soprattutto perché «tornano in auge gas e carbone - ha voluto ribadire il presidente - con un prevedibile aumento del costo dell'energia». Ed è sull'energia che Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo Economico, non si è risparmiato.

«Gli italiani si sono espressi - ha detto Saglia - ed ora dobbiamo rivedere la politica energetica sperando che la transizione verso le rinnovabili scorra senza ostacoli». Saglia non era il solo del Dicastero. Il ministro Paolo Romani, nel suo breve intervento, non ha mancato di sottolineare che a settembre verrà presentato ufficialmente il piano energetico nazionale sul quale gravano molte attenzioni. Tutti temi discussi durante la tavola rotonda moderata da Oscar Giannino «Le prospettive del sistema Paese dopo la crisi» cui hanno partecipato Paolo Buzzetti (presidente ANCE), Guido Bortoni (Presidente dell'Authority per l'Energia), Stefano Landi (Presidente Landi Renzo), Victor Massiah (AD di UBI Banca) e l'economista Giulio Sapelli. Come da cerimoniale confindustriale, è stata Emma Marcegaglia - la cui azienda di famiglia vive proprio nell'acciaio - a chiudere i lavori. Venti minuti a tutto tondo a sostegno del comparto industiale italiano lungo le linee guida che l'associazione di Viale dell'Astronomia indica da tempo.

«La manovra da 40 miliardi va fatta subito ed in modo radicale - ha esortato - per mettere i conti a pareggio. E' urgente alleggerire la pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro dipendente, è necessario che Basilea 3 entri gradualmente per evitare dannose strette al credito». Forte il monito all'avvio delle opere pubbliche perché i progetti prendano corpo senza intoppi: «il blocco selvaggio dei No Tav che abbiamo visto oggi (ieri per chi legge) è una cosa non degna di un Paese civile».

Marco Taesi

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martedì 28 giugno 2011