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Siderurgia, sono luci e ombre nonostante un 2011 in crescita.

Siderurgia, sono luci e ombre nonostante un 2011 in crescita.

Siderurgia, sono luci e ombre nonostante un 2011 in crescita.

[NdR 23 gennaio 2025: per i dati più recenti sulla produzione italiana di acciaio, leggi l'articolo aggiornato.]

Siderurgia, sono luci e ombre nonostante un 2011 in crescita.

Il 2011 si chiuderà con una produzione in crescita del 10%, ma con tante incognite e criticità legate a un mercato interno «fiacco», alla concorrenza dei Paesi emergenti sempre più aggressiva, oltre che alla volatilità delle materie prime e ad una logistica considerata poco efficiente.

Luci e ombre (non poche), dunque, per la siderurgia nazionale come emerso dall'annuale appuntamento di SteelOrbis Italia organizzato a Villa Fenaroli di Rezzato in collaborazione con Federacciai e Assofermet. Un settore che deve fare i conti anche con un competitor, come la Turchia: con 32 milioni di tonnellate all'anno - come evidenziato da Murat Eryilmaz, leader di SteelOrbis - si pone al decimo posto nel mondo per acciaio grezzo, precedendo l'Italia. Un concorrente da non sottovalutare, ha sottolineato il presidente di Federacciai Giuseppe Pasini, considerato che è grande importatore di materie prime, inoltre esporta la metà di quanto realizzato nonostante una domanda interna in crescita grazie al boom delle costruzioni: +17% nel 2010 con investimenti per 90 miliardi di dollari. Numeri che hanno fatto «sospirare» Giuliano Campana, leader del Collegio di Brescia, soprattutto alla luce di un'edilizia italiana in una situazione molto difficile. Reduce dalla contestazione nei confronti delle scelte del Governo, Campana ha ripetuto i dati della crisi del mattone: un quinto dei lavoratori persi in due anni con la prospettiva di perderne un altro 6% quest'anno e il 3% nel 2012. Ha insistito sul fatto che le imprese muoiono, appesantite anche dai ritardi nei pagamenti accumulati dalle amministrazioni pubbliche per lavori già eseguiti. E non ha risparmiato critiche alla Loggia per un Pgt che «penalizza la categoria».

Se l'edilizia non può certo sorridere, la siderurgia deve affrontare non poche sfide. Giuseppe Pasini ha riassunto i dati positivi e le paure per il comparto nazionale, sostenuto dalle esportazioni (+13% nei primi sette mesi del 2011), anche se le importazioni hanno evidenziato un +15%. Oltre confine le vendite sono concentrate soprattutto in Algeria, con l'auspicio di una robusta ripresa in tutto il Nord Africa, Libia compresa. In calo, invece, gli affari extra-Ue dal 32% al 27%. Il mercato interno, invece, langue: «Siamo ben lontani dalla Turchia - ha sottolineato il leader di Federacciai -, nonostante la la promessa di 6 miliardi di euro in nuove opere». Alla fine dell'anno l'Italia avrà prodotto 28 milioni di tonnellate, con una crescita del 10%. Tra i «nodi» ancora da sciogliere anche quello legato all'approvvigionamento di materie prime (importate per il 30%) in un mercato che rimane difficile e oneroso.

Sul problema dei prezzi del rottame si è espresso Romano Pezzotti, al vertice della categoria di Assofermet, che ha difeso il diritto degli associati di cercarsi le aree migliori, acquistare e vendere estero su estero, sfruttare il dollaro forte esportando: i valori sono alti da nove mesi, ha rimarcato, «ma dipende anche dalla domanda interna che sta crescendo». Quindi ha invitato tutti a smetterla di lamentarsi. «È tempo di fare a gara non su chi sta peggio, ma per trovare idee nuove, occasioni favorevoli. La filiera non sta male, la ripresa è avviata». Fermo restando che rimangono altre criticità. Come, ad esempio, i centri servizi, troppi e non specializzati. «Non è stata fatta una scelta fra vocazione industriale o commerciale», ha detto Tommaso Sandrini, direttore generale di San Polo Lamiere. Infine, se sui «lunghi» pesa il fermo dell'edilizia, i «piani» devono fare i conti con la lentezza dell'automotive. Magda Biglia

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lunedì 3 ottobre 2011