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UE progetta nuovo scudo commerciale: −47% le quote di acciaio senza dazi. Le reazioni

UE progetta nuovo scudo commerciale: −47% le quote di acciaio senza dazi. Le reazioni

UE progetta nuovo scudo commerciale: −47% le quote di acciaio senza dazi. Le reazioni

La Commissione Europea ha presentato una nuova proposta per rafforzare la difesa del settore siderurgico europeo di fronte alla crescente sovraccapacità mondiale. Annunciata il 7 ottobre 2025, la misura rappresenterebbe una tappa fondamentale nell’attuazione dell’EU Steel and Metals Action Plan, con l’obiettivo di garantire la competitività e la resilienza a lungo termine di un comparto industriale strategico per l’Unione.

 

Un nuovo scudo commerciale a difesa dei produttori di acciaio europei: ma come funziona?

 

Il piano intende introdurre un sistema di contingenti tariffari (TRQ) che limita le importazioni di acciaio esenti da dazi a 18,3 milioni di tonnellate l’anno (pari a una riduzione del 47% rispetto ai livelli di salvaguardia del 2024 tuttora in vigore). Le quote proposte si basano sulle condizioni di mercato del 2013, ossia prima dell’ondata iniziale di esportazioni di acciaio a basso costo provenienti dalla Cina verso l’UE.

 

Le importazioni che supereranno tale tetto saranno soggette a un dazio del 50%, il doppio rispetto all’attuale percentuale applicata oltre i contingenti. In altri termini, l’Unione Europea intende quasi dimezzare il volume di acciaio che può entrare nel mercato europeo senza dazi.

 

La nuova misura include inoltre una clausola “Melt and Pour (M&P)”, che impone la certificazione dei luoghi di fusione e colata dell’acciaio, migliorando la tracciabilità e impedendo l’elusione delle norme europee. Secondo la Commissione, il provvedimento così studiato manterrà aperto il commercio internazionale, ma consentirà di affrontare le distorsioni causate dalla sovraccapacità globale – in particolare asiatica – con l’obiettivo di salvaguardare i posti di lavoro europei e sostenere il processo di decarbonizzazione del settore.

 

La Presidente Ursula von der Leyen ha sottolineato che “un settore siderurgico forte e decarbonizzato è essenziale per la competitività, la sicurezza economica e l’autonomia strategica dell’UE”.

 

Una volta approvato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’UE, il nuovo meccanismo sostituirà l’attuale misura di salvaguardia in scadenza a giugno 2026, garantendo una protezione duratura ai produttori europei, ai 300.000 lavoratori diretti e ai circa 2,5 milioni di occupati indiretti del comparto.

 

Le associazioni dei produttori di acciaio hanno in generale accolto con favore l’iniziativa, pur con posizioni differenti.

 

Eurofer: una boccata d’ossigeno per l’industria siderurgica

 

L’associazione europea dell’acciaio Eurofer ha definito la proposta della Commissione “un importante passo avanti” per il settore. Il Direttore Generale Axel Eggert ha elogiato l’iniziativa, affermando che:

 

“Rappresenta una chiara dimostrazione che il Dialogo strategico sull'acciaio, avviato dalla Presidente von der Leyen, sta iniziando a dare risultati concreti. Questa misura commerciale è essenziale per preservare non solo il settore e i suoi lavoratori, ma anche la spina dorsale dell’indipendenza industriale europea e della transizione verde.”

 

Eggert ha osservato che gli impianti siderurgici dell’UE operano solo al 65% della capacità, ben al di sotto del livello sostenibile dell’80–85%. Secondo il Direttore Eurofer, il nuovo sistema potrebbe contribuire a ristabilire l’equilibrio, prevenire ulteriori chiusure di stabilimenti e creare la stabilità necessaria per la decarbonizzazione. Eggert ha poi ricordato che il successo della transizione richiede anche la piena attuazione degli altri pilastri dell’Action Plan, tra cui: politiche favorevoli sui prezzi dell’energia, meccanismi di stimolo alla domanda per i prodotti europei a basse emissioni, revisione del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), regolamentazione delle esportazioni di rottame. Ha inoltre invitato le istituzioni europee ad approvare rapidamente la misura per consentirne l’entrata in vigore all’inizio del 2026.

Eurofer ha inoltre ribadito l’importanza di estendere la protezione anche ai prodotti derivati in acciaio, sempre più bersaglio di importazioni sleali e già soggetti a dazi negli Stati Uniti. L’associazione considera la proposta un possibile modello per la tutela delle più ampie filiere industriali europee, dalla meccanica all’automotive.

 

La reazione di Federacciai: un passo avanti, ma con cautela

 

Federacciai ha commentato così la proposta della Commissione:

 

“Il provvedimento per il settore siderurgico proposto dalla Commissione europea rappresenta finalmente una misura complessivamente positiva. È un passo importante verso una politica industriale europea più consapevole e capace di tutelare la competitività e la tenuta produttiva del nostro sistema siderurgico. Resta tuttavia un passaggio che desta perplessità: il riferimento alla necessità di discutere queste misure con altri Paesi sulla base delle regole del WTO, che significherebbe di fatto dover negoziare con la Cina misure concepite per contrastarne le pratiche commerciali distorsive. È un tema che andrebbe invece affrontato e discusso in sede di Parlamento europeo. Lo scudo commerciale va poi accompagnato da strumenti coerenti e complementari, come l’introduzione del Buy European — che garantisca almeno il 60% di acciaio europeo negli appalti pubblici — e da una revisione del CBAM, in particolare per quanto riguarda l’abolizione delle quote gratuite, che rischia di mettere in difficoltà anche altri comparti strategici dell’industria di base.”

 

Voci fuori dal coro

 

Pur accogliendo con favore la proposta della Commissione, alcuni professionisti del settore hanno espresso riserve, sottolineando che la misura potrebbe determinare un aumento dei prezzi dell’acciaio europeo una volta entrata in vigore. Altri hanno criticato il piano come eccessivamente sbilanciato a favore dei produttori, sostenendo che l’Europa conta un’intera industria di trasformazione dell’acciaio dipendente dalle importazioni, che rischierebbe di essere penalizzata da limiti così rigidi.

 

Preoccupazioni analoghe sono state sollevate da ASSOFERMET, l’associazione nazionale di categoria che rappresenta le imprese del commercio, della distribuzione e della trasformazione dei metalli in Italia, la quale si è espressa con forte contrarietà alla proposta della Commissione europea:

 

“La proposta, così come declinata, rappresenta nei fatti una morsa d’acciaio per tutti i distributori e le aziende trasformatrici e offre, ancora una volta, un vero e proprio scudo protettivo alla siderurgia UE a spese di tutte le imprese della distribuzione e della manifattura a valle, che rappresentano il cuore della competitività europea. Con l’imposizione di un dazio del 50% all’esaurimento dei contingenti previsti per categoria di prodotti, unita a un taglio trasversale delle quote, si dichiara apertamente la volontà di chiudere i canali all’import e di rendere impraticabile qualsiasi percorso di approvvigionamento da Paesi extra UE. [...] La siderurgia unionale è un asset fondamentale e , come tale, va indubbiamente salvaguardato, ma lo strumento non può essere un protezionismo eccessivo che avrà come unico risultato certo la spinta alla delocalizzazione della manifattura e lo sfilacciamento dell'industria europea.”

 

Prossimi passi e prospettive per il settore

 

La proposta della Commissione passa ora alla procedura legislativa ordinaria, durante la quale sarà esaminata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio. Se approvata, entrerà in vigore alla scadenza dell’attuale misura di salvaguardia, prevista per giugno 2026, garantendo una protezione continua al settore siderurgico europeo.

 

Parallelamente, Bruxelles continuerà a collaborare con i partner internazionali nell’ambito del Global Forum on Steel Excess Capacity per affrontare le cause alla radice della sovraccapacità mondiale.


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Immagine generata con l'aiuto dell'IA

 

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venerdì 10 ottobre 2025