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Voci da Expometals: l'impatto del Covid su filo e fasteners

Voci da Expometals: l'impatto del Covid su filo e fasteners

Voci da Expometals: l'impatto del Covid su filo e fasteners

Quale impatto ha avuto il COVID-19 sull’industria del filo e dei fasteners, a livello italiano e mondiale? I governi e le istituzioni sono stati all’altezza della situazione? Per quanto tempo si trascineranno le conseguenze della pandemia? E come poter rilanciare il mercato nazionale ed internazionale?

Sono questi gli interrogativi che affollano le menti dell'imprenditoria in questa fase così delicata di riapertura e di ripresa. Abbiamo raccolto le testimonianze di numerose aziende presenti su expometals.net, che evidenziano da un lato la profonda incertezza degli scenari futuri e la sostanziale immobilità del mercato; dall’altro una grande voglia di ricominciare e recuperare il tempo perso.

Per quanto riguarda l’Italia, appare chiara l’opinione dell’industria secondo cui il Governo avrebbe dovuto gestire meglio la situazione, isolando sin da subito le zone del bergamasco e del bresciano, ed elaborando un piano di assistenza economica più vicino alle reali necessità di chi fa impresa.

È quanto asserito, per esempio, da Mauro Cogliati, Sales Manager della storica trafileria lecchese Giuseppe e F.lli Bonaiti: “Credo nessuno si aspettasse un’emergenza di tale portata, ma il possibile impatto del coronavirus è stato ampiamente sottovalutato. Anche dal punto di vista del sostegno alle aziende, si avverte uno scarto notevole tra parole e fatti. All’atto pratico ci saremmo aspettati degli incentivi o per lo meno dei prestiti a condizioni agevolate.”

Dello stesso parere Jody Giussani, dell’omonima ditta Giussani Gel, che sempre dal cuore della pandemia afferma: “Per poter riprendere le attività e garantire la sicurezza dei lavoratori, abbiamo adottato tutte le procedure richieste dal protocollo [...] Mi auguro che tutto questo sia sufficiente per evitare che il virus si diffonda di nuovo, perché non credo che il paese possa affrontare un nuovo stop. L’Italia ha bisogno del Made in Italy e dovrebbe venire incontro agli imprenditori.”

Nonostante tutto, però, è unanime la convinzione che il nostro Paese riuscirà a reagire all’emergenza, come spesso accade, tirando fuori il meglio di sé nelle difficoltà.

“Di sicuro l’epidemia di Covid-19 lascerà strascichi pesanti, ma sono un inguaribile ottimista e so quanto i lavoratori e gli imprenditori italiani sono capaci di dare nei momenti più difficili. Abbiamo una creatività e una passione unica al mondo,” afferma Giuseppe Parroco, titolare della Essebi Srl di Ozzero (MI), specializzata nella progettazione e sviluppo di stampatrici progressive per la produzione di fasteners.

Fiducia e speranza perfettamente incarnate anche da Nuova Defim Spa, che si rimette in moto per produrre gli oltre 5.000 pannelli di grigliato che comporranno le due passerelle pedonali del nuovo ponte di Genova, ora più che mai simbolo di un’Italia che rinasce.

Allargando il contesto alla dimensione europea, il quadro sembra non essere troppo diverso. In Francia, ad esempio, fra lockdown e ripartenza, il sentimento generale appare in linea con quello italiano. “Tornare al lavoro convivendo con il virus non è facile. Perché è stato così complicato per il Governo reperire le mascherine? Perché non siamo stati in grado di testare la popolazione rapidamente e prevenire la diffusione del virus? In ogni caso, sono felice che le cose stiano piano piano migliorando. Abbiamo dovuto ripensare gli spazi aziendali, certo, ma mi sembra che abbiamo fatto un ottimo lavoro,” spiega Véronique Greusset, direttrice dell'azienda francese per la produzione di utensili per filo ISIS Sas.

La Germania, invece, a quanto pare non si è fatta prendere dal panico, gestendo l’emergenza in maniera rapida e pragmatica. Le condizioni di alcune regioni rimangono ad oggi piuttosto critiche, ma come testimoniato da Markus Giese della trafileria Drahtwerk Wagener, il governo tedesco ha già dimostrato in più occasioni una certa “prontezza di riflessi”, adattando le proprie leggi in base alle emergenti richieste degli imprenditori: “La nostra classe politica si è resa subito conto che questo non era certo il momento di discutere, ma di agire, e ha pertanto accantonato le ideologie di partito. Grazie a forme di comunicazione chiare, le istituzioni sono state in grado di informare e proteggere la popolazione dai rischi dell’infezione.”

In attesa di capire se e quando ci sarà una seconda ondata, analizzando i dati riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, notiamo come in molti Paesi il punto più critico della pandemia sia ormai già stato superato, mentre altri come Stati Uniti e Brasile non abbiano ancora raggiunto il picco.

A questo proposito, il Canada sembra una piccola isola felice in un continente in cui si registrano ancora decine di migliaia di nuovi casi ogni giorno. “Siamo ottimisti. La nostra economia locale sta ripartendo e la diffusione di COVID-19 ha notevolmente rallentato. Nonostante le circostanze senza precedenti, è evidente che l’industria del filo stia guardando al futuro. Continuiamo a ricevere numerose richieste di quotazione e ordini, e la nostra produzione continua senza sosta. Dopo un breve periodo di fermo iniziato a metà marzo, il settore manifatturiero in Quebec, Canada, è ripartito nei primi giorni di maggio,” spiega QED Wire Lines, costruttore di macchine specializzato in linee di lavorazione per l'industria del filo con sede a Vaudreuil-Dorion, in Quebec.

Anche le imprese sudafricane hanno risentito dell'impatto del coronavirus negli ultimi mesi. SAWA (South African Wire Association) si sta impegnando a fondo per garantire la sicurezza di tutti. "Abbiamo sospeso tutti i nostri eventi in programma - fino a quando non avremo una visione più chiara di ciò che accadrà per il resto di quest'anno [...] Cercheremo, come sempre, di sostenere i nostri membri nel miglior modo possibile attraverso questo periodo senza precedenti" ha dichiarato il Presidente Keith Campbell.

La pandemia non ha risparmiato nessuno, neanche Paesi quasi ai confini del mondo come la Nuova Zelanda. Anche lì dopo un breve lockdown le aziende hanno dovuto fare i conti con le difficoltà legate alla ripartenza. Riporta Neil Spencer, Managing Director di PWT Ltd., fornitore di servizi e servizi per trafilerie: “L’industria andrà avanti. Alcune ditte potrebbero scomparire a seconda - ad esempio - della propria posizione finanziaria. Nel breve termine si potrebbe assistere a ritardi negli investimenti da parte di alcuni clienti, mentre altri cercheranno di premere l’acceleratore per guadagnare un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza. Del resto, abbiamo già assistito a scenari simili durante il grande crollo finanziario del 2008.”

Di fronte ad un quadro mondiale critico, spicca il caso di Taiwan, che rappresenta un modello di buona pratica nel contenimento dell'emergenza. I numeri confermano l’efficienza in termini di tempestività d’azione e l’efficacia in termini di risultati raggiunti. Abbiamo approfondito la questione interpellando una voce interna, quella di Fratom Fastech, uno dei principali produttori di utensili per fasteners della nazione. Secondo Thomas Liu, Direttore Generale, l’economia del Paese ha risentito comunque dell’onda lunga della pandemia, complice l’eccessivo allarmismo e la mancanza di un piano di stimoli che tenga conto delle reali condizioni economiche delle aziende. Il numero esiguo di contagi e la generale ripresa delle attività su scala globale fanno però ben sperare in un rapido recupero.

La pandemia ha costretto molte aziende a rivedere le proprie priorità, sia in termini lavorativi, consolidando pratiche innovative come lo smart working; sia in termini personali, alterando le modalità di relazione e di comunicazione con gli altri individui e con la natura stessa. Il futuro appare ad oggi incerto, ma permane un senso di fiducia ed unità, un ottimismo di fondo che sarà essenziale per cercare di ritornare alla normalità.
D’altro canto però, man mano che si procede al riavvio del sistema, si riaffacciano con prepotenza tutti i temi che tenevano banco solo fino a pochi mesi fa, prima che il COVID-19 rubasse loro la scena: la sostenibilità ambientale, i cambiamenti climatici, la ricerca di fonti di energia rinnovabile, gli sviluppi in tema di mobilità elettrica, la crescente urbanizzazione, e la sovrappopolazione mondiale.
La vera partita è appena iniziata.

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lunedì 29 giugno 2020